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Campania Stories a Napoli 2017: la 2ª parte aggiornata delle degustazioni.

6 Aprile 2017Andrea De PalmaNessun commento

Non capita tutti i gironi di degustare nel museo diocesano a Napoli, a mio parere uno dei migliori ambienti dove si possa degustare in assoluta tranquillità. Il vino ha bisogno di silenzio e di questa atmosfere rilassante che solo una chiesa può darti.

Organizzazione perfetta, sommelier perfetti che saltellavano e correvano ad ogni tuo cenno, occasionali richiami al silenzio da parte degli organizzatori, insomma un ambiente ideale…

La Campania mi ha riservato belle sorprese a partire dai Fiano (nelle varie annate) e dalle falanghine, che mi hanno confermato una regione in fermento e ricca di stili produttivi in fermento.

Inizio volutamente dai vini che hanno ottenuto a mio modesto parere i punteggi più alti.

Marisa Cuomo – Furore Bianco Fior d’Uva Costa di Amalfi 2015

La mineralità gustativa e olfattiva segna inconfondibilmente questo vino che nasce da tre vitigni di uno dei posti più belli d’Italia. I vitigni Fenile 30%, Ginestra 30%, Ripoli 40% gli donano profumi intensi come zenzero e tanta formalità associata a agrumi, che ritroviamo al palato con altra mineralità, ottima spalla acida e tanta sapidità, con un finale molto lungo.

Punteggio: ****G

Bellaria – Irpinia Falanghina 2015

La macerazione pellicolare segna positivamente questo vino senza stravolgere la nota caratteristica della Falanghina, che in queste zone si arricchisce di mineralità, e note frutta come la pera e floreali intesi, con un pizzico di pepe bianco. Il battonage in vasche inox gli donano struttura e bevibilità relegandolo ad abbinamenti ardui. Finale asciutto e ricco di acidità e sapidità.

Punteggio : ****G

Capolino Perlingieri – Falanghina del Sannio Preta 2016

Castelvenere è la culla per questa Falanghina, che sfoggià da subito una mandorla netta e pulita e, non mancano note bucciose che si fondono ad un floreale e fruttato netto; al palato si apre con buona acidità e sapidià da vendere. Bello il corpo e il finale tanto da renderlo molto persistente.

Punteggio: ****

Fontanavecchia – Falanghina del Sannio Taburno 2015

Questa azienda ci ha sempre abituati a vini di qualità e immancabile scopro piacevolemnte una falanghina ricca di fiori e di eleganza, che si arricchisce con note di fiori bianchi, ma anche mandorla e spezia accennata. L’equlibrio gustativo è perfetto come anche la mandorla che si tritova assieme ed erbe officinali e tanta acidità per delle bevute rinfrescanti.

Punteggio: ****

Fontanavecchia – Falanghina del Sannio Taburno Facetus V.T. 2012

E qui l’azienda ritorna con una versione di falanghina fermentata in acciaio e affinato in barrique e, la differenza si nota sia nei profumi che si arricchiscono di nuance vanigliate ma con eleganza, rimane la mandorla, come anche il fiore bianco e il frutto ben distinti. Non dimentichiamo che stiamo parlando di un 2012, ma sembra fatto ieri, com’è ricco di mineralità e sapidità con un finale cremoso e intenso.

Punteggio: ****

Colli di Castelfranci – Fiano di Avellino Pendino 2016

Bella sorpresa, finalmente un vino giocato sulla bevibilità estrema e, come direbbe un mio amico “da bere a secchiate”. La sincerità gusto olfattiva è il suo punto forte; fiori bianchi e minerlità accennata rinfrescano e stimolano positivamente un olfatto e un palato che si arricchisce di buona acidità e tanta bevibilità.

Punteggio: ****

Antica Hirpinia – Fiano di Avellino 2016

A primo impatto l’ho definito un “Fiano didattico” dove fiore e note vegetali si fondono a sbuffi minerali. La tecnica produttiva è sicuramente ben controllata, con fermentazioni attente e battonage per alcuni mesi: ormai sembra la strada di molti e sinceramente non mi dispiace. Al palato spinge positivamente con un corpo pieno e morbido, con un frutto dolce ed elegante al centro, bella anche il finale pieno.

Punteggio: ****

Cantina del Barone – Campania Fiano Particella 928 – 2015

Un fiano insolito, figlio di una lavorazione antica, a partire dalla macerazione per poche ore dei raspi e bucce che gli donano struttura e longevità. La fermentazione in spontanea è netta al naso, come pure una lavorazione biologica e attenta della vigna e della terrà. Il vino ha un carattere tutto suo, ben distinto dagli altri, a partire dai profumi intensi di salsedine e note bucciose che si amalgamano alla mineralità. Al gusto può sembrare irruento, poco equilibrato ma fa parte della sua personalità, come anche al palato che si dimena come un cavallo di razza.

Punteggio: ****

Degustazioni seconda Parte:

La Molara – Fiano di Avellino 2015

Resto sbalordito da leggere che questo vino è fatto senza macerazione e fermentazione in acciaio, ma dal bicchiere ci avrei giurato il contrario: da subito lo mi sembra intrigante nei profumi, con note floreali nette ma ricco anche di note sulfuree che si ritrovano al gusto, dove sento molto salmastro con una buona spalla acida e sapida.

I Favati – Fiano di Avellino Pietramara Etichetta bianca 2012

Un Fiano che stupisce per la sua capacità di evoluzione e stabilità nel tempo. Indubbiamente non nasce dal caso, la sua tecnica di lavorazione innovativa non giustifica da sola le note importanti di spezia bianca, zenzero e tanto altro, come pure una notevole struttura al palato dalla notevole sapidità e cremosità: in tutto questo è il territorio e la gestione della vigna che gioca un ruolo determinante; la cantina è solo il collante di ogni elemento…

Punteggio: ****

 La Molara – Greco di Tufo 2015

Un altro vino sincere e ben fatto da questa azienda, che mi stupisce e mi fa esclamare “finalmente un greco che sa di greco”. Saranno i vigneti su terreni argillosi/sabbiosi, ma sia il Fano che il Greco sono ben fatti e ricchi di carattere e corpo, senza uso di tecniche particolari in cantina. Quest’ultimo si pone già bene dai profumi netti puliti da cui emergono note minerali ben integrate al frutto. Ma, è il gusto che si distingue con corpo e tanta acidità, tanto da riempirti la bocca.

Punteggio: ****

Tenuta del Meriggio – Greco di Tufo 2014

E anche qui il terreno argilloso tufaceo segna i profumi di questo Greco, con timidi profumi floreali ma un corpo gustativo affilato e ricco di frutto e mineralità e, dalla beva facile.

Punteggio: ****

Di Marzo – Greco di Tufo spumante Metodo classico Anni Venti

Inizio la degustazione dei bianchi con gli spumanti e dopo alcune delusioni m’imbatto in questo champenoise ben fatto, naso pulito dove fiori e frutto prevalgono sulle note di lievito, spuma consistente e persistente, bolle ben integrate e palato da Greco, ricco e minerale con un ottima persistenza. Insomma lo riberrei volentieri.

Punteggio: ***

 

 

Metodo di valutazione

* 78-80 centesimi

** 81-83 centesimi

*** 84-87 centesimi

**** 88-89 centesimi

****Gold 90 centesimi e oltre

 

 

 

 

Tag: Campania Stories a Napoli 2017
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