Tanta bevibilità e freschezza nelle nuove annate del Pecorino e del Cerasuolo della linea Chronicon dell’azienda Zaccagnini:
Per un’azienda agricola di piccole dimensioni diventa facile fare qualità perché riesci a controllare tutta…
Per un’azienda agricola di piccole dimensioni diventa facile fare qualità perché riesci a controllare tutta…
Nel sorseggiarlo la dolcezza del frutto ci pervade riuscendo a domare i suoi 15 gradi; i tannini levigati e maturi, con tanta freschezza e salinità, rappresentano da sempre il marchio di fabbrica di questi vini; gustoso e ricco di frutto è il finale.
L’estate è il momento migliore per assaporare questo nettare che, erroneamente, viene apprezzato solo in annata, ma vi assicuro che con un anno di bottiglia la qualità resta e in molti casi migliora come nel caso dell’EstRosa di Pietraventosa prodotto da uve Primitivo,
Una bevuta contadina, che mi ha riportato in memoria quando il vino era portato in campagna nei contenitori di terracotta, piccole anfore strette sopra e chiuse con tappo di sughero, legate con una fune resistente erano immerse nelle cisterne di acqua piovana per mantenerle al fresco, ma così si face anche con l’acqua.
Nel berlo sembra che le vigne di Negroamaro abbiano “amoreggiato” con quelle del Primitivo, si, come avviene nell’ortofrutta, che una pianta prende alcune caratteristiche di un’altra.
Finalmente tanto frutto nei profumi, dalla susina, all’amarena e note floreali ben in evidenza, in assoluta pulizia olfattiva: stupisce l’integrità e la tenuta dopo questi anni, che non sono tantissimi, ma neanche pochi.
Il gusto è solo per appassionati del genere, pungente, dinamico, asciutto, minerale e con finale sapidissimo… Insomma come piace anche a me.
Un vino degno di un abbinamento con il soffritto di maiale, un piatto dai sapori atavici, che rivangano ricordi del lavoro contadino, della tavola comune, del piatto unico dove inzuppare tanto pane e rinfrancarsi con un ottimo bicchiere di vino rosso.
Ed ecco che il carissimo Andrea De Palma, sapiente enogastronomo e sciabordante maestro di viaggio tira fuori, d’un sol colpo, otto bottiglie dimenticate in qualche recondito angolo di eno-mondo provincia di chissà dove, reduci da una guerra di circa vent’anni, chi più chi meno, vissuti in trincee dalle condizioni di conservazione improbabili e temperature imprevedibili quanto gli andamenti di borsa.
Il vitigno Nero di Troia conferma la sua nobiltà e il Puer Apuliae 2010 di Rivera